Dal padrone della ferriera ai sistemi integrati per la gestione di tutte le attività commerciali di un’impresa moderna.
C’era un tempo in cui ciò che accadeva dietro le porte della fabbrica era una preoccupazione del solo proprietario dell’azienda. Negli ultimi dieci anni, le cose sono cambiate in misura notevole. Oggi ciò che sta dietro alle linee di produzione e ai vari stadi dei processi di gestione aziendale coinvolge l’impresa stessa e tutta un’altra serie di figure, dai fornitori ai clienti, passando per diverse professionalità consulenziali.
È stata una rivoluzione silenziosa, quella che ha avuto luogo nel mondo della supply-chain, ovvero ciò che in parole povere si può definire come la catena dell’approvvigionamento e che in termini più precisi rappresenta l’approccio integrato alla rete di attività che coinvolge la produzione, il deposito e la consegna di prodotti e servizi.
Una riconsiderazione del tutto che non ha potuto fare a meno di passare attraverso la tecnologia e i sistemi informativi: un passaggio dai metodi canonici alla gestione della supply chain e della logistica, che ha portato con sé nuovi modelli di business che hanno soppiantato la carta a vantaggio dei bit.
Sono ormai rimasti in pochi coloro che hanno il coraggio di contestare la bontà degli effetti dei sistemi automatizzati di gestione sulla produzione. Lo stesso Alan Greenspan, ex-presidente del Federal Reserve, ha identificato l’e-business come uno degli ingredienti principali per l’aumento della produttività negli Stati Uniti.
Questa rivoluzione è stata possibile grazie all’interazione tra Internet e il software specializzato. Se quest’ultimo ha avuto il merito di ottimizzare la gran parte delle procedure aziendali interne, la Grande Rete ha portato con sé la riconsiderazione del business-to-business in chiave digitale.
È grazie a Internet, infatti, che la gestione remota del business tra aziende legate da una qualche partnership commerciale ha abbandonato la sua tradizionale frammentarietà per dar vita a una moltitudine di marketplace verticali, all’interno dei quali le aziende possono effettuare scambi e transazioni commerciali.
In questo panorama, una parte di estrema rilevanza spetta all’immagazzinamento e alla movimentazione delle merci, la cosiddetta logistica, uno dei comparti messi più in discussione dall’avvento delle tecnologie che aggiungono una “e” davanti ai vari settori del business.
Credo che la versione 2.0 della logistica italiana è ancora in via di definizione. Il processo potrà partire con il piede giusto soltanto se verranno realizzate nuove infrastrutture ad hoc e se la pubblica amministrazione riuscirà a snellire i processi burocratici che in parte ancora frenano lo sviluppo dell’intero sistema, come è stato scritto qualche tempo fa sulle pagine de Il Sole 24 Ore.
Se la metà delle aziende interpellate dal Censis in uno studio specifico ha dichiarato di voler dirottare una quota consistente di investimenti per la logistica, il panorama è quello di un mercato potenziale da qualche centinaia di miliardi di euro dove le consegne continuano ad aumentare in misura esponenziale, da quelle di dimensioni ridotte per distanza e mole dei prodotti a quelle a lunga distanza.
DB SERVIZI ha investito in consulenza ne l comparto logistica, ponendosi all’interno della rete di Centri di eccellenza Wolters Kluwer Italia fra i partner di maggior esperienza, proponendo soluzioni importanti e risolutive nel comparto delle Piccole e Medie Imprese italiane.